Al MANN Monumento Memento, il progetto fotografico “A Mia Madre” di Yvonne De Rosa
Sabato 22 aprile sarà inaugurata al MANN – Museo Archeologico Nazionale di Napoli la mostra Monumento Memento di Yvonne De Rosa a cura di Simone Maria Azzoni.
Il progetto espositivo è un corpus di 49 opere tratte della monografia “A Mia Madre” edita da Roberto Nicolucci Editore.
Monumento Memento è prima di ogni cosa un racconto, un viaggio che attraversa il tempo e lo sospende. Se a “A Mia Madre” è un archivio di voci, segni, fotografie di giovani e giovanissimi passati dalla Nuziatella di Napoli, Monumento Memento è la riconfigurazione di quell’archivio: estetica, discorsiva, formale. Le storie diventano affluenti della Storia, a nuovi custodi del presente è affidato il capo del “ filo che s’addipana”.
La mostra sarà esposta fino al 22 luglio nella prestigiosa sala dedicata ai Tirannicidi.
“Nella camera delle meraviglie dei Tirannicidi – scrive il curatore Simone Maria Azzoni – “A Mia Madre” è l’intimità nell’eroico, la contraddizione nella celebrazione. De Rosa, “disinnescando” il monumento, sovverte la linea del tempo, sostituisce il senso definitivo con la domanda, svela la pace mentre rivela la guerra. Nella nobile dimensione “pubblica” del Museo, innesta una possibilità per contestare la memoria, quella collettiva, quella eroica della libertà e della ribellione “al tiranno”.”
Qualcos’altro abita ora lo spazio: dittici come ex voto, cartoline come reliquie di tombe, lettere. Uno sfregio al monumento, alla nobiltà dello stesso marmo, quello della Nunziatella, quello delle statue classiche. Il passato si ricostruisce in un gesto che restaura la linea del futuro. Là dove le arti si davano appuntamento in un gioco di rinvii e accordi, c’è ora un nuovo luogo delle relazioni abitato da inedite corrispondenze.
“Ho cercato di operare una sottrazione di “misura e di peso”, – dice Yvonne De Rosa – di cercare nell’imponente monumentalità uno spazio dell’intimità . Le azioni belliche sono sottratte al tempo si fanno presente e via d’accesso ad un tempo comune: quello in cui di una lettera di un giovane soldato diventa la lettera di tutti i soldati. Parlando della guerra egli dice in una accorata lettera a sua madre : “nulla si può sperare da ciò che ci circonda se non inganni e disillusioni..”.”
Nella nobile dimensione “pubblica” del Museo, Yvonne De Rosa innesta una possibilità per contestare la memoria, quella collettiva, quella eroica della libertà e della ribellione “al tiranno”. In quell’ideale s’insinua il reale, tremendo. È uno strappo nell’immobilità, una sottrazione di misura e di peso. Nell’imponente monumentalità si dispiega violentemente lo spazio dell’intimità. Gesta sottratte dal tempo si fanno presente e via d’accesso ad un tempo comune, quello di una lettera di un giovane soldato.