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Patriarchy is history, Bartana alla Galleria Raffaella Cortese

Galleria Raffaella Cortese, nell’anno del venticinquesimo anniversario della sua apertura, presenta la terza esposizione personale dell’artista israeliana Yael Bartana. (28 febbraio – 9 maggio 2020
mar – sab | h. 10–13, 15–19:30 e su appuntamento).

Patriarchy is history, Bartana alla Galleria Raffaella Cortese
Il titolo deriva dalla grande opera neon Patriarchy is History (2019) in mostra in via Stradella 4, una dichiarazione diretta ed eloquente che da una parte si ispira agli eventi e alle questioni più attuali, dall’altra costituisce una realtà sistemica della storia globale. L’opera è una naturale conseguenza di What if Women Ruled the World?, un progetto interdisciplinare dell’artista iniziato nel 2017 e ancora in corso.
In via Stradella 7 Bartana presenta per la prima volta in Italia The Undertaker, un’opera video girata a Filadelfia, città simbolo della democrazia americana e che ha ospitato la mostra personale dell’artista al Philadelphia Museum of Art nel 2018. Questo video nasce dalla performance pubblica Bury Our Weapons, Not Our Bodies!, in cui si assiste a una marcia di individui armati guidata da un misterioso leader fra le strade della città.

La cerimonia, che incarna tutti gli aspetti di un rituale funebre, è diretta verso il cimitero di Laurel Hill dove
si conclude con una simbolica sepoltura delle armi. Ispirato alle processioni militari come celebrazioni di guerra, il progetto nasce in una realtà, quella attuale, che celebra il diritto di possesso e utilizzo delle armi. Il rituale rappresenta una reazione al secondo emendamento della costituzione americana, un forte appello a porre fine alla cultura distruttiva delle armi. Queste sono simboli di violenza nell’immaginario collettivo globale e nel mondo occidentale costituiscono un argomento per ampie e intense discussioni sull’ordine pubblico. In questo
contesto, la loro immagine assume un rinnovato potere simbolico. La performance a Filadelfia è
ispirata a una composizione del 1953 della coreografa israeliana Noa Eshkol (1924–2007).
In via Stradella 1 l’artista presenta una serie fotografica che fissa alcuni dei momenti più
significativi di The Undertaker. Realizzate durante la performance ed esposte per la prima volta
al pubblico, queste fotografie indagano le numerose sfumature di gesti, elementi e simboli
che strutturano tutta la performance. La composizione delle immagini sulla parete richiama
quella delle quadrerie ed esprime l’attuale indagine dell’artista sulle modalità di presentazione
della fotografia. Nella medesima sala sono poi presenti quelle che sembrano vetrine museali.
Al loro interno conservano alcuni fossili di armi risalenti a differenti epoche storiche e che sono
le stesse portate in corteo nella performance. Questi artefatti del “futuro passato” appaiono
come testimoni silenziosi di un’età arcaica, ma sono tracce dell’attuale realtà così caratterizzata
dalla violenza. Suggeriscono un futuro ipotetico e immaginario la cui realizzazione dipende
dall’azione dei governi e degli individui in tutto il mondo.

http://raffaellacortese.com

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