Anri Sala da Alfonso Artiaco
Anri Sala
15 settembre – 4 novembre 2023
Inaugurazione 14 settembre dalle 19 alle 21
Anri Sala presenta un’inedita serie di affreschi realizzata nella città di Napoli. La scelta di questa tecnica antica porta con sé una complessità legata ai ritmi d’esecuzione. Per questa ragione l’artista ha scandito la sua produzione in “giornate”. Ad ogni giornata corrisponde l’inizio e la conclusione di una parte di opera, poiché la base di intonaco può essere dipinta solo finché umida, una volta asciutta non ammette ritocchi. Alla sicurezza del progetto si somma però l’incertezza dell’esito: “(…) perché i colori mentre che il muro è molle, mostrano una cosa in un modo, che poi secco non è più quella”, così Giorgio Vasari spiega ne Le Vite l’ulteriore abilità di previsione che bisogna tenere a mente. Nelle opere di Anri Sala, oltre a questo processo, frammenti di marmo si innestano sulla superficie piana dell’affresco. L’artista ha dedicato intere giornate a contatto con i marmisti intraprendendo un dialogo costante in termini di scelta, modalità di lavorazione e resa. Cipollino, Radica e Tartaruga sono i marmi che emergono a sembrare complementi di parti dell’opera andate perdute. Le velature liquide dell’affresco entrano in contatto con il marmo, roccia metamorfica formatasi in millenni. Il pigmento minerale dei colori si amalgama alla consistenza minerale della pietra.
Nella prima serie di lavori quasi astratti, Surface to Air, le nuvole fluttuano e si fondono con le forme marmoree, a tratti sinuose a tratti più spigolose. Di nuovo un contrasto di natura: le nuvole che mutano frettolose il loro paesaggio sono cinte dai marmi decisi. Come il magma, sospeso nella sua natura transitoria, o come il mare l’attimo prima che le onde s’infrangano, così questi lavori paiono la cattura di un attimo strappato al suo inevitabile mutamento. La loro vera natura richiama un tempo lontano di cui la superficie è solo l’indice delle tante stratificazioni che ne hanno permesso la formazione.
Nella seconda serie, Legenda Aurea Inversa, compare la figura. L’artista si rifà al ciclo che Piero della Francesca realizzò per la Cappella Bacci, nella Basilica di San Francesco ad Arezzo. Il pittore rinascimentale riporta alcuni episodi della Legenda Aurea, raccolta medievale di Jacopo da Varazze che narra le vite dei santi. Sala ne cattura i particolari: la linea del soggetto segue sapientemente le venature del marmo, ma i colori accesi del Rinascimento si trasformano. Un gesto fotografico cala sulla rappresentazione. I toni si invertono, il positivo diventa negativo, le zone scure diventano luminose. I volti rosei acquisiscono le tonalità dei blu e dei verdi, così come le mani che sembrano livide, forse tese in uno sforzo. La modernità si riflette nel Quattrocento tramite un gesto analogico, conseguenza dello sviluppo fotografico. L’opera diventa una finestra metatemporale: il tempo contiene la molteplicità e quindi la sintesi di se stesso.