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A Napoli, Reggio Calabria e Messina formati 50 ragazzi neet

A Napoli, Reggio Calabria e Messina formati 50 ragazzi neet

Si chiude con successo progetto Se.Po.Pas con fondi “Con i bambini”

Marco Rossi Doria: nelle tre città adolescenti che hanno lasciato la scuola hanno avuto tempo ben pensato per uscire dal rischio di marginalità e costruire una nuova partenza nella loro vita

 

“Che farei oggi senza aver partecipato a questo progetto? Non lo so, è la domanda che mi faccio anche io”. Il vero senso del lavoro è nelle parole di Christian, 18nne di Napoli che sta concludendo i due anni del progetto Se.Po.Pas (Sentieri, Ponti e Passerelle) che ha preso 75 ragazzi e ragazze sedicenni che avevano lasciato la scuola a Napoli, Reggio Calabria e Messina e li hanno portati su strade professionali, prendendoli per mano con grande attenzione a saper ora fare un lavoro ma soprattutto a saper affrontare il mondo della vita lavorativa con la giusta voglia. Il progetto è stato selezionato da “Con i bambini” nell’ambito del fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, diretta dal presidente Marco Rossi Doria. “Con il progetto Se.Po.Pass, selezionato da Con i Bambini – spiega Rossi Doria – nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile viene data la possibilità agli adolescenti che hanno lasciato la scuola di avere un tempo ben pensato per uscire dal rischio di marginalità e costruire una nuova partenza nella vita. La riflessione sui dispositivi attivati e sulle biografie dei ragazzi e ragazze serve per validare modelli nuovi nel contrasto precoce alle disuguaglianze. Grazie al Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile abbiamo sostenuto 600 progetti in tutta Italia e coinvolto più di 500 mila minori insieme alle proprie famiglie. I progetti come Se.Po.Pass vedono il coinvolgimento di istituzioni, associazioni di terzo settore, scuola, insomma tutto ciò che è comunità educante in un approccio fondato su azioni molteplici che promettano futuro a chi parte con meno nella vita”.

In Italia, soprattutto nel Mezzogiorno, i numeri neet fanno emergere che ci sono molti ragazzi in condizione di disagio tra 16 e 19 anni, pochi ma importantissimi anni in cui si lascia la scuola, non si lavora ma non ci si forma. Questa è la base da cui è partito il progetto. A Napoli i corsi, oltre al tirocinio nei diversi luoghi di lavoro, si sono tenuti al Parco Quartieri Spagnoli.  “A Napoli sin dagli anni ‘90 – spiega Giovanni Laino, vicepresidente dell’Associazione Quartieri Spagnoli e coordinatore nazionale di Se.Po.Pas – realizziamo progetti con l’Associazione Quartieri Spagnoli, abbiamo una grande esperienza preziosa in Se. Po. Pas. lavorando su un gruppo ragazzi che vengono da enormi numeri a Napoli di giovani che hanno carenze familiari e su cui la scuola non funziona. Noi lavoriamo per risarcirli, dandogli motivazione e fiducia su iniziative di lavoro ma soprattutto per avere l’atteggiamento costruito nei laboratori e nella prima esperienza di lavoro che insegna a come muoversi nel mondo lavorativo, un diritto di cittadinanza basilare”. Laino, che per il progetto è stato autorizzato dal Dipartimento di Architettura partner del progetto,  sottolinea che i neet minorenni di oggi “non sono solo dispersione scolastica – dice  – ma sedicenni che lasciano le classi e vivono disorientati per condizioni ambientali, familiari e rischiano di essere da adulti solo richiedenti di assistenza. Noi lavoriamo proprio per dare ai ragazzi capacità di camminare con le proprie gambe. E’ l’avvio con ottimi risultati di un esperimento che abbiamo progettato con Marco Rossi Doria a Napoli, Messina e Reggio Calabria per elaborare un modello da presentare poi al Miur, perché sono problemi strutturali che vanno affrontati dalle istituzioni”.

A Reggio Calabria si è partiti nel primo anno con 36 ragazzi, diventati poi 22 fino a dicembre del secondo anno e 19 che alla fine hanno seguito il corso e attivato il tirocinio. “Attraverso la realizzazione delle azioni del progetto SePoPass – spiega Cristina Ciccone, pedagogista e coordinatrice del progetto in Calabria – abbiamo risposto in maniera mirata e precisa a bisogni reali di ragazzi che vivono in rioni di forte disagio e che non volevano frequentare la scuola. Abbiamo tentato di creare le condizioni per poter dare loro pari opportunità e, quindi, garantirgli il diritto alla crescita e allo studio. Ciò grazie alla sinergia tra le diverse risorse territoriali, ma avendo come valore aggiunto una rete nazionale che si è offerta come contenitore di confronto per mettere a punto buone prassi di intervento nell’affrontare emergenze sociali”. Anche a Messina oltre la metà dei venticinque ragazzi iscritti stanno concludendo positivamente il percorso, con prospettive di reale ripresa di alcuni giovani. La pedagogista Antonia Rosetto Ajello, supervisore della didattica del Polo di Messina spiega come “le attività laboratoriali realizzate per piccoli gruppi – sottolinea –  hanno consentito ai ragazzi di acquisire consapevolezza delle proprie capacità e una maggiore sicurezza personale. Per altri ancora è stata l’occasione di relazionarsi con adulti e contesti diversi da quelli cui sono abituati: non tutti hanno accettato la sfida del cambiamento. Tuttavia i risultati positivi ci rendono soddisfatti. Già dopo il primo anno ponte, e ora anche a seguito del tirocinio, qualcuno ha deciso di riprendere il percorso scolastico per conseguire il diploma. Nei prossimi mesi gli interventi saranno ancora più personalizzati e mirati a rafforzare i processi di cambiamento già avviati, facilitando anche l’acquisizione di certificazioni e le relazioni col mondo delle aziende”. Nelle tre città il progetto ha dovuto superare anche le difficoltà della fase pandemica oltre ad una scarsa cooperazione delle scuole.

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