Fondazione Muto: Se comunicare la Sanità è una sfida
Fondazione Muto: Se comunicare la Sanità è una sfida
Quali sono le sfide specifiche della comunicazione della sanità e della salute? Perché la sanità, nonostante gli allarmi periodici sulla tenuta dei conti pubblici e il complesso delle prestazioni offerte, tende a non entrare nella discussione elettorale? Come mai è così difficile informare in modo coerente e rigoroso su temi scientifici, nonostante la lezione del Covid?
Questi e altri temi al centro del convegno organizzato dalla Fondazione Muto alle Gallerie d’Italia a Napoli. Dopo i saluti iniziali di Roberto Muto (Presidente Fondazione Muto), Teresa Armato (Assessore al Turismo e alle Attività Produttive Comune di Napoli), Ludovico Docimo (Presidente Scuola di Medicina e Chirurgia dell’Università della Campania Luigi Vanvitelli) e Sabino De Placido (Presidente del Comitato Etico Università Federico II – AORN Cardarelli), la discussione si è aperta con una relazione di Vincenzo Trione (Preside della Facoltà di Arti e Turismo dell’Università IULM di Milano e critico del Corriere della sera) su “Il ritorno del colore. Cura, arte, sanità”. La scelta della relazione d’apertura dà la misura dell’impianto multidisciplinare del convegno, animato da storici delle dottrine politiche (Alberto Mingardi, Università IULM), biologi (Roberto De Fez, CNR), storici della medicina (Gilberto Corbellini, Università di Roma La Sapienza) e giornalisti (Eliana Liotta, Corriere della sera). Coordinano Margherita De Bac (Corriere della sera) e Monica Ramaioli (Fondazione Veronesi).
“Con questo convegno”, spiega Roberto Muto, Presidente della Fondazione, “vogliamo aprire anche a Napoli una discussione che da tempo è di primaria importanza soprattutto in ambito internazionale. Il Covid ci ha aperto gli occhi sulla importanza di una corretta e capillare informazione scientifica. Purtroppo molto spesso la comunicazione nella sanità è lasciata al protagonismo di alcuni grandi professionisti, senza infrastruttura e senza principi condivisivi. Non solo in vista di possibili emergenze future, ma proprio come forma di “educazione scientifica” complementare alla necessaria educazione civica, è importante cambiare questo stato di cose e ragionare su come diffondere non prescrizioni o idee specifiche, ma la conoscenza del metodo della scienza e dei problemi dei sistemi sanitari contemporanei. Speriamo che dalla nostra giornata di studi vengano utili spunti”.