Unfolding the moon” di Richard Wathen un solo show pensato per la Galleria S3
Riparte la programmazione delle Gallerie Solito con un nuovo ciclo di mostre volute e curate da Vincent Vanden Bogaard che aggiunge all’ampia proposta di Luigi Solitonuovi artisti internazionali.
La prima mostra del 2024 è “Unfolding the moon” di Richard Wathen, un solo show pensato per la Galleria S3 di Palazzo Partanna in Piazza dei Martiri.
Artista di fama internazionale, per la prima volta in Italia grazie alla collaborazione con le Gallerie Solito, tra i contemporanei che senza dubbio ha anticipato un tema e una scena pittorica che negli ultimi anni ha visto nascere fenomeni sia nel mercato attuale che, e soprattutto, in termini di ricerca e collocazioni museali, rimettendo al centro della propria ricerca la qualità pittorica e un tema che potremmo definire realismo onirico.
I suoi soggetti preferiti sono le nature morte e il ritratto, che l’artista rivisita privilegiando colori antinaturalistici e un trattamento della materia estremamente accurato.
Richard Wathen, artista nato a Londra (1971), presenta una selezione inedita di tele arricchite da alcuni watercolor su cartoncino – anch’essi esposti per la prima volta – che sono parte integrante del suo modus operandi. I suoi dipinti sono principalmente ritratti, nel soggetto e nella composizione sono stati spesso paragonati a quelle di Thomas Gainsborough, sebbene con l’aggiunta di un tocco di “stranezza” o “inquietudine”, persino qualcosa di “angosciante” o “grottesco”. Le sue opere sono descritte come inizialmente familiari, con il loro richiamo alla ritrattistica storica, ma a un’attenta visione rivelano dettagli inquietanti che contribuiscono al senso di angosciosa stranezza.
Le opere traggono ispirazione da diversi periodi storici dell’arte, sovrapposti a riferimenti autobiografici, mascherati e modellati su sé stesso. Insieme all’aspetto e al posizionamento incerto di figure umane, crea un netto senso di disagio in riferimento alla natura dell’individuo. Sebbene sembri adottare gli stilemi canonici della ritrattistica, Wathen non considera i suoi dipinti come ritratti ma come manifestazioni di qualcosa inizialmente non considerato e poi portato alla luce. Partendo dagli autoritratti, l’artista distorce intenzionalmente i dettagli anatomici per ridefinire la personalità dei suoi soggetti e applicare al tempo stesso l’idea cubista dei molteplici punti di vista.