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Le Comunità energetiche (CER) come Matrioske Sociali. Il dibattito

Le Comunità energetiche (CER) come  Matrioske Sociali che creano modelli rigenerativi circolari partendo da un paradigma decentralizzato di energia. Un dibattito in corso.

Le Comunità Energetiche rappresentano delle innovazioni nel settore energetico attraverso le quali è possibile dar vita alla c.d. “ecologia sociale”cioè utilizzando la comunità e le forme di aggregazione  è possibile occuparsi di politiche ambientali con un approccio bottom-up(dal basso verso l’alto).

La Comunità Energetica consiste, quindi, in un  raggruppamento di persone(persone fisiche, PMI, enti territoriali, autorità locali, amministrazioni comunali, enti di ricerca e formazione, enti del terzo settore che decidono di produrre, consumare e condividere localmente energia da fonti rinnovabili; in questo modo si generano dei benefici economici(riduzione dei costi in bolletta), ambientali(riduzione della CO2) e sociali(riduzione della povertà energetica per i soggetti economicamente più fragili).

L’entusiasmo per le CER è davvero tanto ma a livello economico qual è la convenienza di costituire una CER? In termini economici sono previsti tre tipi di incentivi, il primo incentivo riguarda la vendita diretta cioè l’energia prodotta in eccesso dai membri viene venduta al GSE  ma ad un prezzo molto basso, circa la metà o un terzo. In pratica il GSE mensilmente calcola l’energia in eccesso che viene immessa in rete e poi riconosce alla CER il ricavo della vendita; ad oggi non è possibile che la CER venda direttamente a terzi l’energia in eccesso. L’altro incentivo è il c.d. “premio di ritorno” che viene riconosciuto sull’energia elettrica condivisa cioè sull’energia che i membri della CER producono e consumano contemporaneamente nello stesso arco orario. Infine, è stato previsto un incentivo economico sulla riduzione delle perdite in rete grazie all’ energia condivisa, ma è un incentivo molto piccolo. Le CER però presentano anche alcuni svantaggi legati alle complessità burocratiche, ai lunghi tempi di autorizzazione e all’incertezza burocratica-normativa.

Dunque, ci si chiede: la diffusione capillare delle CER può avvenire solo puntando sui benefici sociali, economici e ambientali  legati alla transizione energetica o è ipotizzabile un’altra scalabilità delle CER che punti più sul senso della comunità, delle relazioni, della contaminazione in grado di produrre benefici sociali ed economici indiretti?

Questo è stato l’interrogativo dal quale è partito il team di relatori,composto da Martina Bosone, Architetto e ricercatore dell’Università Federico II di Napoli, Barbara Pirelli, Avvocato civilista del Foro di Taranto e Domenico Vito, Ingegnere e ricercatore, che da tempo sta conducendo studi scientifici sulle CER.

Qui di seguito uno stralcio delle loro considerazioni che saranno oggetto di intervento:

Intervento di Barbara Pirelli: Avvocato – Legal e Sustainability Content Creator

Le  Comunità Energetiche sono un nuovo modello socio-economico attraverso le quali è possibile realizzare non solo i benefici sociali diretti, tipici delle configurazioni CER( es. riduzione della povertà energetica per i soggetti più fragili, riduzione dei  costi per l’approvvigionamento elettrico)ma è ipotizzabile anche la realizzazione di altri benefici sociali indiretti,quindi, non previsti dalla normativa ma che non entrano in contrasto con la stessa .

A mio avviso la  Comunità Energetica può essere considerata  come una  Matrioska Sociale  cioè una grande madre che raccoglie intorno a   protagonisti eterogenei che- entrando in relazione e contaminandosi – realizzano in modo indiretto benefici sociali superiori a quelli previsti dalla normativa.

La costituzione di una Comunità Energetica si configura, sicuramente per la prima volta nel panorama europeo e nazionale,  come una grande opportunità corale per occuparsi e risolvere altre problematiche sociali;  la Comunità Energetica può essere considerata anche  come  un esercito di pace che condivide valori  in linea con gli Obiettivi dell’Agenda 2030; le CER,innegabilmente, sono acceleratori di giustizia sociale in grado di  generare “Quartieri Formica”, cioè quartieri laboriosi,solidali e resilienti che- attraverso i ruoli sociali dei propri membri,  consentano  con altre attività ed iniziative( non strettamente legate alla transizione energetica) il riscatto di quella  fascia sociale  penalizzata e ghettizzata, dove dilaga la criminalità giovanile, il disagio,la violenza, la dispersione scolastica, la povertà ecc. 

 

Intervento di Martina Bosone: Architetto e Ricercatrice presso l’Università Federico II di Napoli

 

“Le CER possono aprire nuove prospettive per la valorizzazione, conservazione e fruizione innovativa del patrimonio culturale, producendo benefici per le comunità coinvolte ed estendendo tali benefici ad una scala territoriale più ampia. 

L’installazione dell’impianto fotovoltaico in luoghi degradati o abbandonati, consente di riscoprirne il potenziale, rigenerandone il valore d’uso attraverso nuove funzioni rispondenti alle attuali esigenze espresse dalla comunità locale. 

Nel caso di beni caratterizzati da un valore storico e culturale, la loro rigenerazione passa necessariamente attraverso il riconoscimento e la riscoperta di un valore identitario da parte di una comunità che, in quanto tale, attribuisca tale valore a quel bene e che lo attualizzi rispetto alle esigenze di questo tempo. 

Le CER rappresentano un modello rigenerativo in quantopossono produrre effetti positivi che si estendono ad interi quartieri e contesti urbani a partire dai valori che animano lo spirito di comunità e di collaborazione. 

Le CER possono essere definite anche un modello circolare poiché, oltre a rigenerare valori in molteplici dimensioni, li mette anche in relazione, esaltando e rafforzando l’interdipendenza tra le diverse componenti di un sistema urbano al fine di aumentarne la produttività. 

Mettere in relazione in modo circolare vuol dire trasformare i processi lineari in relazioni di reciprocità in cui tutte le parti in gioco traggono benefici: i cittadini che si prendono cura dell’ambiente in cui vivono investono le loro risorse in termini di tempo ed energia che a loro sono “restituite”, ad esempio, in termini di miglioramento della qualità dell’aria, in riduzione delle emissioni, e quindi, di conseguenza, sul miglioramento complessivo delle condizioni di vita e del benessere. 

Tali processi circolari sono capaci di stabilire connessioni e flussi a lungo termine consentendo di affrontare contemporaneamente e in una prospettiva sistemica le disuguaglianze sociali e la crisi ecologica che rappresentano due nodi fondamentali della città di oggi.

Intervento di Domenico Vito: Ingegnere e Ricercatore

CER – Da modello centralizzato a decentralizzato 

Le CER possono rappresentare un modello rigenerativo non solo per le singole comunità, a scala locale,

ma anche a scala territoriale, enfatizzando il ruolo delle comunità come stesse motori di processi di sviluppo inclusivi e sostenibili.

Le CER possono consentire  lo sviluppo di filiere produttive locali, fornendo opportunità di rete e di lavoro alle comunità locali e riducendo la dipendenza energetica da altri Paesi o regioni.

Inoltre, le CER contribuiscono anche alla lotta contro la povertà energetica,

Il passaggio alla produzione decentrata di energia presenta numerosi vantaggi, tra cui l’utilizzo di fonti energetiche locali, una maggiore sicurezza dell’approvvigionamento energetico a livello locale, distanze di trasporto più brevi e una minore dispersione energetica.

In questo modo,si realizza una forma partecipata alla produzione di energia rinnovabile perché i consumatori passivi, consumers,  si trasformano in consumatori e produttori attivi ,prosumers. in quanto dotati di un proprio sistema per generare elettricità per l’autoconsumo, vendendo l’energia in eccesso agli altri soggetti gestiti da una smart grid

Il paradigma della smart grid suggerisce di affrontare la gestione dell’energia aumentando la flessibilità della rete elettrica, utilizzando i dati e l’IT per coordinare in remoto le tecnologie di generazione e stoccaggio distribuite, in modo tale che possano rispondere attivamente alle mutevoli condizioni della rete. Su queste premesse si stanno esplorando anche nuovi modi di governare le comunità energetiche, ad esempio accoppiando le classiche metodologie di controllo della rete con la tecnologia blockchain [11,12].

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