A Merano Arte la mostra personale Incontrare di Christian Martinelli
Dal 7 ottobre 2023 al 28 gennaio 2024, Merano Arte propone la mostra personale Incontrare Christian Martinelli, a cura di Ursula Schnitzer e Anna Zinelli, integrata dalla sezione La possibilità d’azione di un lascito d’artista a cura di BAU – Istituto per l’arte contemporanea e l’ecologia (Simone Mair e Lisa Mazza). Il progetto espositivo cade a un anno dalla prematura scomparsa di Christian Martinelli (Merano, 1970 – Innsbruck 2022).
Artista e fotografo autodidatta, Christian Martinelli ha realizzato reportage in tutto il mondo (dall’Europa dell’est al Sudamerica, fino ad Haiti), dedicandosi parallelamente a una serie di progetti fotografici incentrati sui temi del viaggio, della memoria, della vulnerabilità, della relazione tra uomo e natura.
La mostra sarà articolata in due sezioni: una prima parte retrospettiva, a cura di Ursula Schnitzer e Anna Zinelli, e una seconda dedicata a lascito dell’artista, a cura di Simone Mair e Lisa Mazza (BAU, Istituto per l’arte contemporanea e l’ecologia).
La retrospettiva propone di “incontrare” Christian Martinelli non solo attraverso un’importante selezione dei suoi lavori, ma anche tramite strumentazioni fotografiche e oggetti di arredo a lui appartenuti e spesso da lui costruiti. La sperimentazione tecnica e la dimensione pratica hanno infatti sempre accompagnato il suo percorso, come emerge dal video (2020) e dagli scatti (2021) della sua abitazione meranese, proposti nella prima parte del percorso espositivo. “Villa Dolores” non era solo un luogo in cui Christian Martinelli ha vissuto e lavorato, ma un vero e proprio atelier fotografico, una sede laboratoriale ed espositiva in continua trasformazione, un punto nevralgico di incontri e scambi che ha animato la vita culturale della città.
Anche il team di Kunst Meran Merano Arte era stato invitato in questo spazio, al fine di portare avanti una collaborazione avviata in passato con precedenti iniziative, come la mostra collettiva Same Same but different (a cura di Laura Barreca e Christiane Rekade, 2018) o il progetto di arte pubblica KOPFhoch (a cura di Ursula Schnitzer, 2020). Questo incontro presso l’atelier dell’artista, più volte rimandato a causa dell’aggravarsi delle sue condizioni di salute, non ha potuto, purtroppo, concretizzarsi. La scelta delle due curatrici è stata quindi quella di ripartire proprio da questo luogo così fortemente connotato, a cui si sono avvicinate con discrezione a cautela, cercando di ricrearne in parte l’atmosfera e integrando nel percorso espositivo alcuni di quegli elementi, ripresi anche in numerosi scatti, che sono stati centrali nella sua vita.
Al centro del percorso incontriamo uno dei nuclei più noti e importanti della sua ricerca: la serie Confini (2014-2022) realizzati con il “cubo”. Concepito nel 2009, assieme a Andrea Pizzini e Andrea Salvà, questo strumento è di fatto una grande macchina fotografica di 8 metri quadri, composta da pareti specchianti e capace di produrre immagini direttamente in positivo – quindi pezzi unici – di altissima qualità, simili a dipinti. Con questo strumento, sostanzialmente unico, Christian Martinelli ha percorso tutto il periplo delle coste italiane raccontandone poeticamente i “confini”, in una serie di scatti quasi astratti in cui si ripetono strisce di terra e di mare.
In mostra sarà possibile non solo vedere un’ampia selezione di questi lavori, ma anche il cubo stesso nella sua variante installativa pensata a fini espositivi e un video in cui si incontra l’artista che racconta come ha concepito e sviluppato questo lavoro: “Mi piaceva l’idea di alleggerire simbolicamente la presenza del fotografo e creare un oggetto capace di riflettere le immagini e allo stesso momento di catturarle”.
Oltre alla serie dei Confini, saranno proposte anche altri lavori realizzati con il “cubo”, come nature morte, nudi o ritratti. Parallelamente, sono esposti altri progetti, molti dei quali si sono protratti per diversi anni, restituendoci una modalità di lavoro basata su processi in divenire anziché sull’interesse per singoli scatti. È il caso di Stories (2000-2022), che, come affermato dall’artista “indaga il valore del ricordo”, accompagnando per oltre 20 anni la vita di 14 persone e affrontando così temi quali la malattia, l’amore, la nascita, l’abbandono e la morte.
Altri due nuclei di opere ruotano intorno alla tematica del viaggio: in Wo willst du hin (2003-2010), una serie composta da diversi scatti e da un video accompagnato dalla musica di Marcello Fera, un sacchetto rosso attraversa i cieli dei luoghi più disparati del mondo, dalla Cina al Kenya. O ancora le immagini delle cento nuvole che compongono Infinito (2003-2009) ci restituiscono quello che il curatore Valerio Dehò ha definito un “reportage metafisico” in cui “il tempo è quasi assente proprio perché lo spazio sembra rinunciare ad essere un punto di riferimento certo”.