Paolo La Motta all’Aeroporto con la mostra Il mare bagna Napoli
Il titolo della mostra di Paolo La Motta all’Aeroporto internazionale di Napoli Il mare bagna Napoli. Sequenze (15 maggio-10 novembre 2023, spazio ART GATE, gate C20 primo piano) rilegge, in chiave inversa, il celebre romanzo di Anna Maria Ortese “Il mare non bagna Napoli”. Eppure, dai vicoli del rione Sanità in cui l’artista (classe 1972) è nato e vive ancora oggi, il mare di Mergellina non si vede, non arriva la sua brezza leggera e lo sguardo dei ragazzi non si posa sulla linea dell’orizzonte, ma sui muri scrostati dai palazzi.
Paolo La Motta, che conosce bene questi ragazzi, li colloca su una barca in movimento su un mare grigio, intenti a remare per raggiungere il proprio personale traguardo. Non è un caso, dunque, se la Barca verticale, un olio su tela del 2022, sia stata scelta come immagine portante di questa mostra in cui l’artista espone dodici opere. Il tema della barca vista dall’alto ritorna anche nella tela Barca diagonale.
Alcuni lavori riflettono la sua ricerca degli ultimi anni mentre un paio di opere sono più lontane nel tempo: Ombra e cane del 2011 e Anfratto del 2017, la Barca orizzontale è del 2019, mentre appartengono al 2020, Bambina seduta, Interno e Interno esterno. In queste ultime – interni quasi metafisici dove s’intravedono, confuse nell’ombra, figure di fanciulli – dominano i rossi vivi. Sono ritagli di un esistenzialismo fortemente iconico, così come le altre composizioni dedicate ai ragazzi sorpresi in un interno o in barca. Sono del 2023 le opere Primo sole, Non lo so fare, Orizzontale.
“Si tratta di una recente sperimentazione in cui Paolo si misura con il grande formato (la base supera sempre il metro di lunghezza) e con una nuova tipologia compositiva. Riutilizza infatti il polittico, già usato in passato, ma ora in un unico assemblaggio senza cesure tra le varie partiture, riunite tutte in una sola composizione, generando alla fine una sequenza (sottotitolo della mostra). Sperimenta, inoltre, il collage che combina con l’olio per sovrapposizione. Anche la tavolozza è cambiata. I colori sono più tenui, e volgono tutti a un monocromo di base. Spicca il grigio, che, con una soluzione tecnica originale, deriva dalla diluizione dell’argilla, materia che Paolo ama particolarmente. Sono superfici astratte che documentano una riflessione più concettuale legata direttamente alla pittura, quasi frammenti analitici della materia pittorica. Le diverse partiture di ciascuna delle composizioni non sono nate per stare insieme, ma trovano nella loro combinazione la propria essenza. Paolo afferma che «l’arte è qualcosa che accade, non si premedita» e l’artista è solo uno spettatore; per questo motivo egli non appone alcuna firma sulle sue opere (firmandole invece sul retro)” scrive Isabella Valente, docente di Storia dell’Arte contemporanea all’Università degli Studi di Napoli “Federico II” nel suo saggio per il catalogo della mostra (Paparo Editore).