Teatro sociale e Quartieri di vita, parte il Festival
Diversamente abili, minori alle prese con gli aspetti tossici della mascolinità, donne italiane e straniere. Sono questi i soggetti fragili che animeranno la prima giornata di prove aperte al pubblico della settima edizione di “Quartieri di vita. Life infected with Social Theatre!”, il Festival di formazione e teatro sociale della Fondazione Campania dei Festival ideato dal direttore artistico Ruggero Cappuccio e realizzato con il sostegno della Regione Campania, del Ministero della Cultura e di EUNIC Global, in partenariato con i Cluster Eunic-European Union National Institutes for Culture di Roma e Napoli.
Si parte il 30 novembre alle ore 12 dalla Scuola Civica Alma d’Arte di Sant’Angelo a Cupolo, in provincia di Benevento, dove il regista austriaco Roman Wegmann ed Enzo Mirone della Cooperativa Sociale Immaginaria, a conclusione del workshop con persone diversamente abili, porteranno in scena i frutti del loro laboratorio. L’evento è realizzato in collaborazione con il Forum Austriaco di Cultura di Roma.
L’Accademia di Romania della Capitale ha invece collaborato all’appuntamento delle ore 16 al Mulino Pacifico di Benevento, dove l’attore Antonio Intorcia e la Compagnia Stabile Solot interagiscono con il drammaturgo rumeno Alexandru Gorghe in un process drama rivolto agli adolescenti del territorio. Una riflessione sul ruolo della mascolinità nella vita dei giovani di oggi, basata sulle idee suggerite dagli stessi ragazzi.
La prima giornata di prove aperte della settima edizione di “Quartieri di vita. Life infected with Social Theatre!” si chiude alle 20 all’Institut Français di Napoli, dove la regista e attrice spagnola Andrea Jimenez Garcia e Pina Di Gennaro con l’associazione Cidis danno vita scenica, in collaborazione con l’Instituto Cervantes di Napoli, al progetto destinato alle donne italiane e straniere. “Faccio teatro con, per e sulle persone che sono nella stanza, aspettandomi di onorare questo improbabile incontro di persone che altrimenti non si sarebbero mai incontrate – scrive Andrea Jimenez Garcia nelle note di regia. Ci riuniremo per sollevare le domande a cui non è possibile rispondere con le parole. Pe osare guardare i nostri timori. Abbandonarsi alla tenerezza. Per abbracciare la rabbia. Per nominare il desiderio. Per farlo accadere, per credere di nuovo. Avere il coraggio di vedere e di essere visti. Qualunque cosa accada sarà l’unica cosa che sarebbe potuta accadere. Rendiamolo gioioso”.