È tutta colpa della luna al teatro Tram
Dopo il fortunato inizio segnato dal debutto di “Una storia per Euridice”, entra nel vivo la stagione teatrale del Teatro Tram di via Port’Alba a Napoli: sarà un esordio assoluto anche il secondo spettacolo in cartellone, realizzato con il sostegno della sala diretta da Mirko Di Martino nel cuore del centro antico della città: “È tutta colpa della luna con la regia di Francesco Luongo, un percorso emozionante tra musiche e parole di filosofi, scrittori, poeti, alla ricerca di ciò che unisce e divide gli amanti. Da giovedì 3 (debutto ore 19) a domenica 6 novembre in scena un cast giovane e ricco di talento: i corpi e le voci di Chiara Barassi, Sonia Totaro, Francesco Luongo.
“Sulla terra non esistono due individui uguali, quindi per un uomo ci sarà sempre una sola donna che lo completi realmente; la probabilità d’incontrarla però è quasi nulla”. Lo diceva Schopenhauer ed il pensiero che dà vita a “È tutta colpa della luna” per raccontare storie di tragici quanto annunciati insuccessi, che si inseguono, si scontrano e si sovrappongono in una dimensione temporale trasversale e dilatata.
Lo spettacolo è una preghiera aperta e disperata sui turbamenti, sulle paturnie, sulle notti insonni passate a bramare un tocco, un sospiro della persona amata o è desiderio di fuga, di mancanza d’aria, di triste e rassegnato abbandono. E alla fine ciò che resta è la ferita. Una ferita inferta, esposta, narrata. Una ferita che fatica a rimarginarsi, come la bruciatura di una sigaretta accesa su di una pelle bianca.
Sul palco tre corpi, tre voci, tre grida soffocate alle prese con versi e parole che raccontano di amori straziati e strazianti. Di vendette mal consumate; di gelosie corrotte e corrosive; di inattuabili perdoni. Si tratta di genuflessioni imposte, inevitabili di fronte allo sconcerto di un amore, guasto, scomposto, malato: la coscienza di una redenzione senza colpe, di una condanna “alla fine pena mai” di un cuore fratturato.
“La nostra luna – spiega il regista Francesco Luongo – è la volontà di una catarsi condivisa. È desiderio di perdersi nel fumo di un incenso acceso, tra musiche che raccontano come un silenzioso battito il senso di una preghiera antica. È ricerca di una bussola per riconoscere un cammino certo. Lo spettacolo è un tappeto di petali bianchi raccontati attraverso l’illuminata poetica di voci di donne e uomini, filosofi, cantori del sentimento più folle, insopportabile e disperato che esista”.