Il Teatro Tram chiude la stagione con “Pasolini Napoli Decameron”
La stagione 2021/2022 del Teatro TRAM si chiude con un ultimo omaggio a Pier Paolo Pasolini nel centenario della sua nascita: Pasolini Napoli Decameron di Mirko Di Martino. Lo spettacolo racconta la genesi del Decameron dal punto di vista di Pasolini, il suo caldo rapporto con Napoli, la sua ricerca di un passato mitico da contrapporre al presente consumistico, la presa d’atto del fallimento. In scena ci saranno Nello Provenzano, Angela Bertamino, Miriam Della Corte e Domenico Tufano. Lo spettacolo sarà in scena dal 5 al 7 maggio e dal 12 al 15 maggio 2022.
È a Napoli che Pasolini, nel 1971, viene a girare il suo “Decameron”: una scelta mirata, perché le strade e le chiese della città, così come i popolani che le abitano, incarnano alla perfezione i luoghi dei personaggi borghesi di Boccaccio, nati nella Firenze del 1300. I corpi degli attori, presi per lo più dalla strada, la loro lingua dialettale, le loro espressioni spontanee, danno vita a quell’utopico mondo pre-industriale che Pasolini, in quegli anni, oppone all’inarrestabile consumismo che sta velocemente cancellando la vecchia Italia contadina.
“Io so questo: che i napoletani oggi sono una grande tribù che ha deciso di estinguersi rifiutando il nuovo potere, ossia quella che chiamiamo la modernità. I napoletani hanno deciso di restare quello che erano, e, così, di lasciarsi morire”. Questo spettacolo racconta dunque il progetto di un film nel suo realizzarsi, ma racconta anche altro: c’è Napoli e i napoletani visti come un popolo anti-moderno, c’è il confronto con la letteratura, c’è lo scontro del passato con il presente. E, infine, c’è il racconto di un intellettuale che “getta il suo corpo nella lotta” e ne esce sconfitto. Tre piani di narrazione che Mirko Di Martino rende anche attraverso la scenografia semplice eppure altamente simbolica di Gilda Cerullo realizzata dagli allievi dell’Accademia d Belle Arti di Napoli.
Il successo commerciale del “Decameron” – la cui visione è, ancora oggi, fortissima – occulta rapidamente il senso del film. Pasolini scopre di essere diventato famoso, ma il pubblico si sofferma sulle scene di sesso esplicite, sulla censura, sul diritto a filmare i corpi nudi. Il valore profondo della sua opera viene ignorato: la delusione è cocente, il progetto tematico è fallito. L’abiura è dietro l’angolo.
“Il Decameron è il film più famoso di Pasolini. Chi aveva venti o trent’anni, all’epoca, lo ricorda ancora come un episodio scandaloso lungo il complicato cammino dell’emancipazione sessuale, ed è così che quell’opera si è solidificata nell’immaginario collettivo – spiega Mirko Di Martino –. Eppure, Pasolini aveva in mente qualcosa di molto diverso. Il suo Decameron voleva essere una protesta contro il presente, contro la società dei consumi che stava omologando l’Italia e distruggendo il passato, la realtà contro l’illusione, i corpi contro le maschere. Noi, oggi, abbiamo ripreso il progetto del film e lo abbiamo trasportato a teatro, a Napoli, nel cuore di quella città dove Pasolini credeva di poter ritrovare l’ingenuità del popolo autentico. Abbiamo raccontato l’amore di Pasolini per Napoli, pur con tutti i suoi stereotipi, i suoi ‘guaglioni’ e ‘guappetti’. Abbiamo realizzato una traduzione dal cinema al teatro di un’opera che traduceva la letteratura al cinema. Ci sono tanti livelli di lettura, nel nostro spettacolo, come c’erano nel film di Pasolini. Lui aveva abiurato al “Decameron”, riconoscendo il fallimento del suo progetto, deformato dal consumismo che trasformava in cinema commerciale la sua riflessione intellettuale. Noi abbiamo ripreso il suo progetto per raccontarlo al pubblico di oggi, facendo scontrare ancora una volta il presente e il passato. Pasolini è nel passato, oggi, eppure non lo abbiamo mai sentito così presente”.