Pelazzi (Argenta SOA): cresce l’occupazione nel settore delle costruzioni mentre arretra negli altri comparti
“Cresce l’occupazione nel settore delle costruzioni mentre arretra negli altri comparti. Le prospettive sono rese, però, più difficili da: carenza di manodopera, aumento dei costi e scarsità di alcune materie prime utilizzate nell’edilizia, anche in conseguenza del conflitto russo-ucraino”.
Questo quanto emerge dalle elaborazioni prodotte dal Centro Studi di Argenta SOA – una delle principali società organismo di attestazione che certifica le aziende per la partecipazione alle gare pubbliche – nato per monitorare l’andamento del mercato degli appalti pubblici e dei settori produttivi coinvolti, con particolare riferimento al comparto delle costruzioni.
“Secondo le elaborazioni del nostro Centro Studi, il numero di occupati nelle costruzioni è aumentato del 7,9% rispetto ai livelli pre-Covid (fine 2019), contro un lieve calo nel manifatturiero (-0,1%) e nei servizi (-1,0%), e un dato nazionale di -0,5% (si veda il Grafico). A fine 2021 il numero di addetti nelle costruzioni era di 1,7 milioni di persone, il massimo da circa dieci anni, 123 mila lavoratori in più rispetto al quarto trimestre 2019, contro una diminuzione nel totale economia di 130mila unità (-195mila nei servizi). In sostanza, l’aumento dell’occupazione nel settore delle costruzioni ha contribuito a dimezzare il calo del totale dell’economia, alleviando il disagio di molte famiglie che, anche in un periodo di forte crisi economica, hanno potuto accedere ad un lavoro e ottenere una retribuzione”.
“La buona dinamica delle costruzioni – riprende Pelazzi – è dovuta alla spinta che proviene dal Superbonus e dai lavori pubblici che, grazie al PNRR, sono aumentati del 15% nel 2021, secondo l’ANCE. Gli investimenti dedicati dal PNRR al settore delle costruzioni valgono circa il 40% del totale e ciò comporta per i prossimi anni un‘ulteriore domanda di lavoro che, a causa di alcune criticità, rischia di soffocare il settore, che potrebbe non essere in grado di rispondere adeguatamente.
Infatti, nonostante la forte ripresa dell’occupazione nell’ultimo anno, secondo le stime Excelsior sul fabbisogno occupazionale in Italia, mancano nel settore delle costruzioni tra 30mila e 45 mila occupati nel breve periodo. Le imprese, però, segnalano già oggi gravi difficoltà nel reperire la manodopera necessaria a fare fronte a una domanda di lavoro elevata. Inoltre, sempre secondo la stessa ricerca Excelsior, l’età media nel comparto è piuttosto elevata: quasi il 9% degli addetti ha più di 60 anni e il 45% ha un’età compresa tra i 45 e i 59 anni. È un settore che ha di fronte a sé prospettive incerte, stante queste condizioni. I giovani non si avvicinano più a questo tipo di lavoro e il personale specializzato, che ha maturato nel settore esperienza significativa, è in uscita: entro i prossimi cinque anni usciranno per pensionamento circa 165mila addetti delle costruzioni e dovranno essere sostituiti. Inoltre, le difficoltà di approvvigionamento delle materie prime e gli elevati costi energetici, anche in conseguenza del conflitto russo-ucraino stanno crescendo in misura considerevole, riducendo fortemente i margini delle imprese del settore edile.”
“Si tenga conto, per esempio – continua Pelazzi – che dall’Ucraina importiamo quantità significative di prodotti per le costruzioni: calce, cemento, gesso, oltre che prodotti in metallo che vengono utilizzati poi nelle attività dell’edilizia”.
“La soluzione a questi problemi non è a portata di mano – conclude Pelazzi – Fermi restando i tempi di approvazione dei bandi PNRR e di realizzazione delle opere, le criticità indicate rischiano di compromettere la realizzazione delle infrastrutture previste dal Piano Nazionale. Il Governo dovrebbe agire sin da ora per chiedere una maggiore elasticità da parte dell’Europa sui tempi di consegna delle opere, anche in considerazione della guerra che ha moltiplicato le difficoltà attuali. Infine, è necessario a mio avviso un ulteriore intervento per compensare le imprese delle costruzioni per i costi inattesi dovuti all’impennata dei prezzi delle materie prime in conseguenza del conflitto russo-ucraino e che si aggiunge all’accresciuto peso della bolletta energetica già evidenziato nei mesi scorsi. Di questo passo, in assenza di interventi mirati, il rischio è che per alcune imprese non sia più conveniente stare sul mercato”.