Le donne e i cliché sull’emancipazione al Teatro Tram
Dopo l’entusiasmante successo di pubblico de “Le Operette Morali” di Leopardi, con cui il Teatro Tram di Napoli ha dato il via – con tre settimane di programmazione – alla stagione 2021/2022, c’è grande attesa per il prossimo spettacolo in calendario da giovedì 4 a domenica 7 novembre 2021. Nella sala di via Port’Alba andrà in scena “Le signore”, per la drammaturgia di Roberto Del Gaudio e in scena Margherita Romeo e Sarah Paone.
La comicità surreale di Del Gaudio sarà l’occasione per offrire uno sguardo su quel mondo femminile che ancora dipende dalla controparte maschile, nonostante uno sfacciato sfoggio di emancipazione. La regia è una ripresa di Ludovica Rambelli e Victoria De Campora, e il testo è una fotografia impietosa dei cliché legati all’emancipazione femminile: si parla di uomini, certamente, ma si parla di carriera, raccomandazioni, contraddizioni della società contemporanea e anche di temi attualissimi come, ad esempio, le nuove regole del post-pandemia.
In un bar, tra numerosi clienti ma nessun barista, due donne si riconoscono, fingono di non vedersi, si scrutano poi si salutano, si avvicinano. Sono Ester Mattone e Dorella De Sebo. La prima è giornalista e critica del cinema e della tv. La seconda è una assistente universitaria alla cattedra di filosofia morale. Iniziano la loro conversazione, fitta, impegnata o con la presunzione di essere tale, piena di quegli argomenti necessari ad una valida discussione intellettuale. I toni sono assurdi ed esilaranti, esilaranti proprio per quell’assurdità che in un primo momento si percepisce come semplice discorso quotidiano e che distorce poi la parola e il senso comune. Aspettano entrambe Giovanni, barista giovane e prestante che non si presenterà mai. Lo attendono come le amanti abbandonate aspettano il ritorno di Don Giovanni ma anche forse come Vladimiro ed Estragone attendono Godot. E in questa attesa si apre uno squarcio agghiacciante su un mondo femminile dipendente dalla controparte maschile, in perenne attesa, quasi che un arrivo possa rappresentare la salvezza (nonostante uno sfacciato sfoggio d’indipendenza ed emancipazione).
“L’occasione, non si sa se abituale o casuale, vale a raccontarsi reciprocamente, a interrogarsi, a disporsi per una pioggia reciproca di luoghi comuni, di delusioni, di entusiasmi, di confessioni, tutti al sapore del consumo del pomeriggio o della sera che si è scelto o costretto di trascorrere insieme, seppure in perfetta solitudine – ha spiegato Del Gaudio -. Due attrici che ci mostrano quanto la dualità non possa ormai più contrapporsi al destino dell’isolamento assoluto, che ci lasciano scrutare quanto la presenza di un altro, la sua compagnia, non sia che un altro iPhone spento col quale sia impossibile comunicare, un altro ripetitore televisivo con il quale non si possa che reiterare le istanze propugnate dalle reti pubbliche e private. Una piccola umanità di ripetitori virtuali, di amplificatori seriali, rappresentata da due donne radical poco chic di oggi, in un lancio epistemologico senza paracadute. Però le Signore son contente, e tanto basta, del loro stesso consapevole e inconsapevole declino comico e tragico”.