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Galleria Umberto Di Marino presenta Hormone Disruptors di Luca Francesconi

La Galleria Umberto Di Marino presenta, sabato 6 marzo, la quarta personale di Luca Francesconi dal titolo Hormone Disruptors.

Questo nuovo progetto si inscrive nel percorso indagato dall’artista fino ad oggi attorno alla tradizione agricola e, più recentemente, sulla produzione alimentare strettamente legata ai concetti della coltivazione. Attraverso un nuovo ciclo di sculture, Luca Francesconi procede in un’analisi sul tema dell’identità di genere alla luce dell’esposizione ai trattamenti fitosanitari che gli esseri umani hanno sperimentato negli ultimi decenni.

Se da un lato le molecole di sintesi hanno moltiplicato in maniera esponenziale le rese agricole, oggi – per la prima volta nella storia – viviamo non solo una sovra produzione alimentare, ma iniziamo ad interrogarci sugli effetti a lungo termine della chimica in agricoltura. L’individuazione di Interferenti Organici, ossia di principi attivi presenti nei trattamenti agricoli che possono alterare il normale sviluppo sessuale degli organismi e la produzione di ormoni negli esseri complessi, ha progressivamente causato una modificazione del metabolismo umano ad opera dell’industria agro-farmaceutica. Questa “interferenza”, su soggetti socialmente predisposti, ha svolto un ruolo incisivo nella ridefinizione della propria identità di genere. Essendo esseri dal ritmo biologico modificato, potremmo estremizzare dicendo che quest’epoca ci vede non più uomini, non più donne e neppure entità ibride, ma transessuali nel senso più tecnico e anti-retorico del termine.

Allo stesso tempo, la sterilità si configura come una problematica significativa del mondo occidentale, e le sole motivazioni sociali non sono più sufficienti a spiegare l’impressionante dislivello di crescita demografica presente sul pianeta. Una disparità che sembra, ancora una volta, assomigliare a una stregoneria. I reali motivi di questi cambiamenti sono da individuarsi nell’esposizione ad agenti mutageni, che stanno modificando la struttura chimica dei nostri corpi, lavorando sulla stessa biologia umana.

Rifuggendo una semplicistica demonizzazione del progresso scientifico e un utopico ritorno a pratiche del passato, l’analisi di Luca Francesconi mira a un’indagine dal basso, che non pervenga come in laboratorio a una conclusione universale e imperituramente vera, ma metta in discussione la fede nel progresso escatologico, che prenda in considerazione le complessità, le contraddizioni e le aporie generate da una plastica trasposizione dei modelli agricoli e alimentari in un contesto alieno.

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