Dopo Auschwitz, la speranza per la Giornata mondiale della memoria
Dopo Auschwitz, la speranza tra i libri usciti subito dopo l’istituzione da parte dell’Onu della Giornata mondiale della memoria. Un libri utile per gli studenti che ascoltano i racconti e si confrontano con una realtà che appare talmente distante da diventare irreale per alcuni che continuano a negare la più grande tragedia dell’umanità. L’Olocausto non va confinato nella storia e il suo ricordo va continuamente attualizzato perché, così come la democrazia, il rispetto tra i popoli e tra gli uomini va praticato quotidianamente con atti concreti e non solo a parole. Per questo motivo il Giorno della memoria rappresenta non una mera celebrazione di eventi passati ma soprattutto un avvertimento. Genocidi, massacri e discriminazioni continuano in tutto il mondo e anche alle nostre porte nei Balcani tragedie simili sono accadute pochi anni fa.
Questa giornata, che celebra l’ingresso il 27 gennaio del 1945 delle truppe dell’Armata rossa nel campo di sterminio di Auschwitz, è anche l’opportunità di rimettere in connessione le generazioni del passato con quelle future, allo scopo di creare una fruttuosa unità di intenti e di pensiero affinché ogni uomo non viva solo ma viva nella solidarietà della comunità umana. Mai come in questo momento storico ciò è ancora più urgente con la più grave pandemia in atto che rischia di creare nuove fratture tra i popoli più ricchi e quelli meno fortunati.
Quando tutto quel che stiamo vivendo sarà finito sarebbe importante per tutti e soprattutto per gli studenti poter ripercorrere quei passi compiuti dagli internati nei campi di concentramento guardando e rivivendo da vicino quella tragedia. Per questo motivo il libro Dopo Auschwitz, la speranza di Angelo Cirasa (con le fotografie di Cesare Abate), edito da Tullio Pironti nel giugno 2006 poco dopo la decisione dell’Onu di istituire la Giornata mondiale della memoria (1^ novembre 2005 anticipata in Italia già nel 2000), è stato spesso occasione di dibattito nelle scuole per aver raccontato i viaggi nei campi di sterminio di numerosi istituti scolastici napoletani negli anni.