Legami: opere di Elena Fabris a Capri
Legami: opere di Elena Fabris a Capri
Elena Fabris rivisita in chiave contemporanea l’ immagine dei Faraglioni : indissolubili, iconici e pensati come “trinità”.
Anche se sono separati ed ognuno ha un proprio nome, non puoi pensare ad un Faraglione senza gli altri due. Nella memoria visiva collettiva, singolarmente, non hanno forza.
Con il rame e l’ottone, l’artista li ha “legati” andando ad enfatizzare l’ inscindibile nesso che li tiene uniti sin dalla profondità degli abissi delle acque di Capri.
Le opere sono realizzate con tecniche miste : disegno, china, acrilico, collage e fil di ferro su carta naturale fatta a mano.
“Legàmi”, sottoforma di piccolo percorso itinerante, è in mostra a Via le Botteghe e Via Fuorlovado da “Bottega Capri”, il laboratorio creativo di sandali capresi di Luigi Iodice, presso Blu Capri, la ricercatissima boutique di Tonino Arcucci, da “Nabis ” Art Gallery di Angela Maffia , e da “Le Farella”, atelier di maglieria e tessitura artigianale.
Elena vive a Roma ma ha casa a Capri, dove è solita trascorrere il periodo estivo. I lavori sono nati romanticamente, ispirandosi alla vista di cui può godere dal suo terrazzo che affaccia sulla baia di marina piccola.
“Volevo proteggere una bouganvillea dallo scirocco, provavo ad ancorarla alla colonna bianca per proteggerla. Anche questo un legame, ma di protezione. Per farlo stavo usando del fil di ferro. Un filo gentile, perché si piega. Ubbidisce. Però l’occhio era distratto da quei tre giganti di roccia immersi nel blu che mi stavano davanti, oltre la balconata. Allora ho chiesto al filo di ubbidirmi ancora e si è piegato a quel profilo, seguendone la linea. Ne è venuto fuori un unico intreccio, mai spezzato, perché non si possono disegnare separatamente. Devono restare stretti come accade per alcuni legami. Inaffondabili. “
Elena vive a Roma ma ha casa a Capri, dove è solita trascorrere il periodo estivo. I lavori sono nati romanticamente, ispirandosi alla vista di cui può godere dal suo terrazzo che affaccia sulla baia di marina piccola.
“Volevo proteggere una bouganvillea dallo scirocco, provavo ad ancorarla alla colonna bianca per proteggerla. Anche questo un legame, ma di protezione. Per farlo stavo usando del fil di ferro. Un filo gentile, perché si piega. Ubbidisce. Però l’occhio era distratto da quei tre giganti di roccia immersi nel blu che mi stavano davanti, oltre la balconata. Allora ho chiesto al filo di ubbidirmi ancora e si è piegato a quel profilo, seguendone la linea. Ne è venuto fuori un unico intreccio, mai spezzato, perché non si possono disegnare separatamente. Devono restare stretti come accade per alcuni legami. Inaffondabili. “