Fratture da fragilità, un nuovo modello organizzativo
Messo a punto dopo un lungo lavoro di ricerca, confronto ed elaborazione, il modello costituisce decisamente una novità a livello nazionale e nasce dall’esigenza di tutelare la salute nell’ottica della prevenzione, consentendo l’individuazione tempestiva e il più efficace triage dei pazienti con fragilità ossea.
Patologia tanto diffusa quanto subdola, la fragilità ossea si sviluppa in completa assenza di sintomi e senza provocare dolore, provocando fratture per effetto di un indebolimentodiffuso e generalizzato dell’apparato scheletrico. Spesso le ossa diventano talmente fragili che è sufficiente un banale colpo di tosse a determinare la frattura delle costole o il semplice restare a lungo in piedi per causare la rottura del femore. Evidenti i costi, in termini sanitari ma soprattutto di salute e qualità della vita, in particolare se si considera che ad essere colpiti sono quasi una donna su tre dopo la menopausa ed un uomo su quattro dopo i 50 anni, nella maggior parte dei casi completamente inconsapevoli di essere affetti da fragilità ossea.
Da qui l’elaborazione dell’innovativo modello diagnostico, terapeutico ed assistenziale che, attraverso specifici indicatori di rischio, consente non solo di intercettare ma anche di prendere in carico e seguire in ogni fase, sul nostro territorio, ipazienti con fragilità ossea, a rischio di fratture multiple e ripetute, avviandoli al miglior percorso terapeutico e riabilitativo e alla prevenzione delle recidive.
Destinatari delle linee guida saranno quindi non solo gli ortopedici del Pronto Soccorso – i primi ad interagire con i pazienti che accusano fratture – ma anche reumatologi, endocrinologi, geriatri, internisti, nefrologi, ginecologi, medici di Medicina Generale, fisiatri e farmacisti.
Il documento, consegnato ai vertici regionali, costituirà la base per la predisposizione di uno specifico atto d’indirizzo.