Ricostruiti i volti dei romani. Una mostra a Pompei
Ricostruiti i volti dei romani. Una mostra a Pompei.
La storia di una famiglia, attraverso gli oggetti quotidiani e la ricostruzione dei volti, tra cui quello di una giovane donna incinta.
Il racconto di una famiglia, di un personaggio pubblico, di individui strappati alla vita. Le loro abitudini, il vezzo e il desiderio di mostrare la propria ricchezza.
Così attraverso la mostra Gli Arredi della Casa di Giuio Polibio, allestita al piano superiore dell’Antiquarium di Pompei, con i numerosi reperti rivenuti nella dimora, ci si immette in quella che doveva essere la vita di una ricca famiglia pompeiana, quella di Giulio Polibio.
Oltre 70 oggetti, tra lucerne, bruciaprofumi, vasellame per la cottura degli alimenti, coppe per banchetti e bottiglie in vetro, scaldavivande, candelabri. Ritrovato anche un anello con sigillo in bronzo con il nome di C.IVLI PHILIPPI, forse il vero proprietario della casa.
Ma anche il tentativo di dare un aspetto agli abitanti della casa, raccontato attraverso i volti ricostruiti di 3 delle vittime rinvenute. Il viso di una ragazza di meno di 20 anni, agli ultimi mesi di gravidanza al momento dell’eruzione, quello di un uomo adulto tra i 25 e i 35 anni e quello di un uomo anziano, intorno ai 60 anni di età.
Una ricostruzione facciale, effettuata partendo dai crani dei tre sfortunati, pioneristica per l’epoca in cui fu realizzata (anni ‘70). La ricostruzione consistette nell’applicare sul modello in scala 1.1 del cranio, strati di plastilina dello spessore corrispondente a quello della muscolatura standard. Vennero in seguito effettuate ulteriori indagini sul DNA degli individui, portando a stabilire alcuni legami di parentela.
Gli antropologi fisici Maciej e Renata Henneberg identificarono 13 individui: 3 maschi adulti, 3 femmine adulte, 6 subadulti e un feto negli ultimi mesi di vita intrauterina.